Intervista alla fotografa Marta Bevacqua


di Nicolò Occhipinti

Scene di esili ragazze immerse in atmosfere oniriche, surreali, intrinse di romanticismo ma al tempo stesso di inquietudine. Sono i sogni di Marta Bevacqua, giovane talento della fotografia, messi a fuoco dal suo obiettivo e trasformati in fantastiche immagini.

 

Fotografa romana, Marta Bevacqua adesso vive e lavora come freelance a Parigi. A soli 26 anni ha saputo conquistare l’attenzione del pub­blico e dei suoi clienti col suo particolare stile sognante, passando successo dopo successo dal fine art, alla ritrattistica, alla fotografia di moda. Le sue foto sono apparse sulle copertine di numerosissimi libri (fra i quali uno del premio Nobel per la letteratura Alice Munro), sulle più importanti riviste di settore, sulla cover di PhotoVogue e sono molto popolari sul web, come testimoniato dagli oltre 32000 fan della sua pagina Facebook.

Ci puoi raccontare come hai cominciato a scattare e quando ti sei avvicinata alla fotografia di moda?
Ho iniziato durante il liceo, a circa 16 anni. E’ successo un po’ per caso: partecipando a vari giochi di ruolo online, cercavo senza sosta una fotografia per il mio personaggio, così trascorrevo parecchio tempo ogni giorno su siti come DeviantArt e Flickr. Una volta trovata l’immagine che cercavo, ho comunque continuato a navigare su questi e altri siti di condivisione fotografica solo per il gusto di guardare e scoprire belle immagini. Da lì il passo è stato breve: ho pensato che avrei potuto provarci anche io, e mi è piaciuto subito moltissimo. È quindi nata questa grande passione, che oggi è anche il mio lavoro.
Mi sono avvicinata alla fotografia di moda lentamente, durante tutti i miei primi anni con la macchina fotografica in mano. In un paio di occasioni, anni fa, mi è capitato di fotografare qualche abito di stilisti emergenti, e dopo un breve corso di fashion photography alla Central Saint Martin School of London, ho iniziato a lavorare più attivamente nella moda. Non sapevo se davvero mi piacesse o meno; più che altro si trattava di una sorta di “giustificazione” per creare dell’arte. Col tempo, ho amato sempre più lavorare in questo campo.

Come descriveresti il tuo stile?
Sognante ed emozionale, credo. Provo a raccontare storie attraverso le mie fotografie, immaginarie o reali.

Come vorresti fossero inter­pretate le tue foto?
Liberamente. Non voglio che lo spettatore si fermi a quel che io vedo nel mio lavoro. Mi piace pensare, e spero di riuscirci, che chiunque possa trarre ispirazione, inventare storie, provare emozioni diverse, in base allo scatto e alla persona che guarda.

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LEGGI L’INTERVISTA COMPLETA SUL N. 4/2015 DI RIMLIGHT MODELS & PHOTOGRAPHERS MAGAZINE handright-22