Riccardo Lancia, il narratore della realtà


di Nicolò Occhipinti

Il primi scatti solo sette anni fa, diventa in breve tempo fine ritrattista e abile “narratore della realtà”, come lui stesso ama definirsi. Incontriamo Riccardo Lancia, emergente fotografo alla ricerca delle stanze nascoste dell’animo umano.

Cosa hai trovato nella fotografia che altri mezzi d’espressione non hanno saputo darti?
La fotografia a differenza delle altre attività fatte precedentemente nella vita, cioè il preparatore atletico e il giocatore di poker professionista, mi permette di poter continuare a interagire con le persone, ma in più mi consente di far ricerca su me stesso.
Apprezzo molto altri mezzi di espressione come la musica o la pittura, cerco di tenermi aggiornato e di studiare il più possibile nel tempo libero facendo ricerca anche di vecchi autori e artisti.

Ma con la fotografia è stato differente dal primo scatto…
Sì, infatti. La fotografia a mio parere ha varie sfaccettature che la rende attraente, offre possibilità di espressione maggiori. Sto scoprendo in questi ultimi due anni la fotografia analogica, ho realizzato ancora poco, ma nel prossimo futuro mi dedicherò a progetti interamente a pellicola. È come se stessi iniziando oggi stesso, ho lo stesso entusiasmo del primo giorno. La fotografia per me è come un libro con pagine infinite: ce ne sono alcune già scritte, che servono per imparare, e altre bianche, da riempire con le proprie creazioni.

Come hai sviluppato le tue capacità e il tuo stile?
Ho scattato tantissime foto, ho visto tante mostre, sfogliato libri di fotografia, visitato siti di grandi fotografi e di altri meno noti ma di alto livello. Sono stato fortunato a conoscere alcuni fotografi affermati e ho iniziato facendo l’assistente per alcuni shooting.
Ho organizzato nella mia città dei corsi base e quindi li ho anche seguiti, ho seguito workshop di illuminotecnica, post produzione, di ritratto e altri.
Il mio stile credo che sia ancora in fase di costruzione, sono fortemente attratto da tante cose a livello visivo e cerco di mettere del mio in ogni scatto, anche se non è semplice cambiando spesso tipo di luce usata, ambientazione e altro. Diciamo che tendo a focalizzarmi sul concetto da esprimere in foto piuttosto che alla semplice estetica dell’immagine.

Quali sono le tue fonti di maggiore ispirazione?
Ho un rapporto di odio e amore con il cinema, mi piace osservare nei vari film l’uso delle luci, le inquadrature e l’uso colori. Come fotografi ne potrei citare molti, ma faccio i nomi di alcuni che mi hanno aiutato a crescere a livello visivo: Graziano Panfili, che è un grande fotografo e mio amico con cui ho l’opportunità di parlare spesso; Oleg Oprisco, che con il suo linguaggio riesce a creare scene di forte impatto visivo; Gregory Crewdson, che ritengo il migliore sulla gestione del set.

Ci racconti come in genere prepari e realizzi uno dei tuoi shooting?
Solitamente quando mi viene un’idea la scrivo su una piccola agenda, poi la sviluppo tenendo conto di diversi fattori. Scatto quasi sempre ritratti che richiamano il mio stato d’animo che ho in quel momento. Appena mi sento pronto per lo shooting, cerco la location e, quando possibile, faccio almeno un sopralluogo nell’ora in cui ho intenzione di scattare e cerco di immaginare i possibili set. Osservo i colori presenti, gli oggetti, le linee, tutto ciò che può aiutare la composizione e la valorizzazione della scena.
Passo quindi alla scelta dell’outfit da fare indossare, soprattutto pensando a i colori: ragiono sull’impatto emotivo che lo scatto deve generare, e cerco di immedesimarmi nella scena. Tutti i ritratti che fotografo sono introspettivi; sotto molti aspetti li considero quasi degli autoritratti.

Quali emozioni vuoi stimolare con le tue immagini?
Le emozioni sono una cosa molto personale, non pretendo che un’immagine faccia lo stesso effetto a me e agli altri. Mi è capitato di parlare di questo aspetto con gente che ha osservato le mie foto durante alcune esposizioni e apprendere che molti avevano provato emozioni diverse dalle mie. Ciò mi ha reso fortemente soddisfatto: se un osservatore fa “sua” in qualche modo una mia foto, mi sembra di aver raggiunto il mio scopo.

Preferisci la luce ambiente o artificiale?
Ho sempre preferito la luce ambiente, anche se nell’ultimo anno ho iniziato a usare tanto anche le luci artificiali. La luce ambiente è spesso più facilmente gestibile, a mio parere, se si cerca il momento giusto e il posto giusto dove scattare, dà molta libertà.
La luce artificiale, dal canto suo, se utilizzata a dovere, può aiutare a creare scene che altrimenti non si ha la possibilità di costruire con la sola luce naturale. Diciamo che amo la luce naturale però la luce artificiale, quando capisco come usarla, è una grande arma.

Quali obiettivi usi più frequentemente?
Sicuramente il 50mm ma in genere uso 3 lenti fisse: 35mm, 50mm, 85mm.
Le preferisco perché mi costringono a muovermi e quindi a ricercare l’inquadratura migliore. Ovviamente anche la grande luminosità che hanno è un grosso punto a loro favore (f/1.4 o 1.8) però sicuramente lo stimolo a muoversi è la cosa che mi spinge ad usarle molto spesso. Uso meno frequentemente altre lenti,17-40 e 70-200, e difficilmente per il ritratto.

Quali criteri adotti per la selezione delle mode!le?
Un buon servizio ha bisogno di una buona modella ma soprattutto di quella adatta al mood scelto. Anche in questo caso, la scelta dei colori è fondamentale, quindi seleziono in base ai toni della carnagione e al colore dei capelli. Poi osservo il suo portfolio per valutare le sue capacità espressive, per capire se può realizzare l’idea che ho in mente.

Ti dedichi a diversi generi, anche se si vede che quello da te preferito è il ritratto fine art. Quale però ti dà maggiori soddisfazioni dal punto di vista economico?
Mi piacciono diversi generi, ma negli ultimi due anni soprattutto ritratti, per i quali gradualmente ricevo sempre più richieste. Al momento, i lavori principali sono servizi di ritratto e di reportage per alcune aziende e matrimoni.

A quali progetti stai lavorando adesso?
Sto realizzando diverse serie di ritratti, di cui una sarà esposta in una mostra tra qualche mese nella provincia di Frosinone. Poi avvierò una serie di interessanti progetti usando la pellicola: un ritorno all’analogico che spero stimoli nuovi spunti creativi.

LEGGI L’INTERVISTA COMPLETA SUL N. 11/2017 DI RIMLIGHT MODELS & PHOTOGRAPHERS MAGAZINE handright-22