Moda e ritratto con Gerolamo Marchetti


di Nicolò Occhipinti

La sensualità e la naturale bellezza delle immagini di Gerolamo Marchetti, fotografo di moda e di ritratto. Lo abbiamo incontrato per conoscere meglio il suo percorso professionale.

 

Molte delle tue foto comunicano un’elegante sensualità. Qual è il segreto per rappresentare al meglio questa capacità?
Innanzitutto la mia visione delle donne: eleganti, uniche. Inoltre. è importante sapere con precisione ciò che si vuole trasmettere prima di scattare la fotografia ed essere capace di comunicarlo al team di lavoro e alla modella. Lavorando con le persone a volte serve lasciare libertà, a volte bisogna lavorare duramente per ottenere il risultato. Più la modella si sente a suo agio, più diventa facile chiedere e ottenere il risultato voluto.

Come hai cominciato e come hai perfezionato il tuo modo di fotografare?
Ho studiato alla Scuola d’Arte, ma ho potuto “andare a bottega” in uno studio fotografico, dove ho imparato a fondo la tecnica, allora ancora a pellicola, quando scattare un servizio fotografico era molto costoso e non si poteva sbagliare.
Ho migliorato poi il mio stile dopo aver creato un mio studio personale dove ho potuto sperimentare l’uso dei flash, degli accessori e attrezzature.

Quali sono stati i tuoi maestri di riferimento?
Primo tra tutti il grandissimo Gian Paolo Barbieri, nella sua pulita eleganza, seguito da Piero Gemelli, un grande artista per fortuna sottratto all’architettura, e il grande Paolo Roversi. Altri due fotografi molto importanti, questa volta stranieri: Helmut Newton e David Hamilton, entrambi per caratteristiche diverse: il primo per la forza travolgente e innovativa delle sue fotografie; il secondo invece per la morbidezza dei suoi ritratti con l’inconfondibile effetto fluo. Tra i contemporanei seguo Maurizio Galimberti, Mert & Marcus, Charles Lucima.

In poche parole, perché fotografi?
Niente al di fuori della fotografia mi permette di sviluppare creatività in modo semplice e senza fatica. Fatica che non sento in quanto la passione e l’amore per questa stupenda arte supera di gran lunga gli sforzi per ottenere dei risultati. Inoltre, fare fotografia mi permette di conoscere e collaborare con tanti artisti diversi e crescere personalmente.

Quali messaggi ed emozioni cerchi principalmente di trasmettere?
Bellezza, eleganza e passione, con un punto di vista personale, provando a portare innovazione non per riprodurre ma per interpretare. Una frase inglese che mi piace molto e che rappresenta bene questo concetto è: “Anyone can do my job, but no one can be me”.

Qual è il workflow che adotti più spesso per i tuoi shooting?
Parto da un’idea generale che si concretizza con una ricerca, e si traduce poi in una moodboard da seguire per la definizione del team, della location e del casting per la modella. Durante il servizio fotografico mi piace tenere un atteggiamento positivo e a volte scanzonato. La tecnologia e i computer rendono tutto molto più facile di un tempo, avendo un risultato immediato e la possibilità di confrontarsi col team di lavoro e, nell’eventualità, correggere il tiro. La parte seguente del lavoro che seguo personalmente è la selezione delle immagini, mentre affido la post produzione a professionisti del fotoritocco o a grafici, a seconda del budget.

Come scegli i tuoi soggetti? E le location?
Scelgo le modelle tramite casting, nella maggior parte delle volte prima digitalmente e poi verificando di presenza. Per le location, invece, la ricerca digitale di base può risultare poi un fallimento, per la reale condizione del posto: conviene sempre fare un sopralluogo prima degli scatti.

Siamo circondati da fotografi e da giovani appassionati di questa arte, ma cosa manca secondo te alla maggior parte di loro per essere efficaci?
La consapevolezza che il mondo è cambiato. Con un volo economico puoi essere a New York domani e scattare il tuo servizio fotografico sul tetto di un grattacielo; questo per dire che siamo in un’epoca dove tutto è possibile anche con budget ridotti, ma a volte siamo troppo legati all’Italia e al passato. Altri invece sono troppo concentrati sulla tecnica fotografica e le attrezzature, tralasciando il lato emozionale e l’impatto che deve creare una fotografia, anche se mossa o sfocata. Un’altra cosa che molti sottovalutano è la rete di contatti interpersonali: a volte per fare degli ottimi lavori serve di più il contatto giusto al momento giusto che non molto budget.

A proposito di post-produzione, che ne pensi di tutte le nuove tecnologie che automatizzano molti processi, ad esempio quelle che vengono sempre più adottate sui dispositivi mobili?
Qui bisogna fare un distinguo tra il livello di post-produzione e il risultato qualitativo che si vuole ottenere. Se si necessita solo di una correzione cromatica o di luminosità credo che le attuali applicazioni siano ottime e accorcino i tempi. Ma se parliamo di high-end retouching, credo non ci sia ancora niente in grado di arrivare ai livelli attualmente ottenuti con il lavoro manuale. Anche perché il fotoritocco è a sua volta un’arte e può davvero fare la differenza.

Quali progetti hai in mente per il 2018?
Un nuovo progetto dal titolo “Les couleurs de la nature – Les oiseaux” durante il quale svilupperò diverse immagini di beauty e che impegnerà diverse modelle e un grandissimo lavoro di make-up e accessoristica. Il progetto includerà anche una mostra, ma siamo ancora nella fase embrionale e quindi non posso dire molto altro.

 

LEGGI L’INTERVISTA COMPLETA SUL N. 13/2017 DI RIMLIGHT MODELS & PHOTOGRAPHERS MAGAZINE handright-22