Intervista alla fotografa Monia Merlo


di Nicolò Occhipinti

Un’esplorazione malinconica dell’universo femminile, un viaggio ambientato in atmosfere silenziose, oniriche, dal sapore retrò. E’ il mondo raccontato da Monia Merlo, fotografa di talento pluripremiata da Vogue Italia.

La passione di Monia per la fotografia nasce durante gli studi universitari e si alimenta anche dopo la laurea in architettura. Per molto tempo scorre parallela al lavoro dello studio di progettazione, fino a diventare una professione negli ultimi due anni. Ha firmato numerose campagne pubblicitarie, fra cui quelle della casa di moda Semi-Couture della stilista Erika Cavallini. Il suo portfolio in Photovogue, il magazine on-line di Vogue Italia dedicato alla scoperta di nuovi talenti, vanta più di 200 immagini pubblicate in home page o tra le “Best of”.

Le tue foto raccontano un mondo interiore, ricco di tenerezza, delicatezza ma anche solitudine e malinconia. E’ un racconto autobiografico, come hai avuto modo di spiegare in occasione della tua mostra personale “Inside the mirror”. Come è nato questo viaggio introspettivo e perché?
Questo viaggio nasce da un periodo difficile durante il quale ho capito che ciò che avevo non mi bastava più; e questo malessere coinvolgeva molti aspetti della mia vita. Era come se capissi che qualcosa non funzionava, ma non riuscissi a metterlo a fuoco. Tutto il disagio che ne è derivato era perciò difficile da esprimere con le parole. Ho cominciato a usare la macchina fotografica con un approccio diverso da prima: non più per documentare qualcosa, ma per raccontare qualcosa di mio. Da quel momento la fotografia è diventata uno “specchio” e uno strumento di indagine su me stessa. Fotografare è il mio mezzo privilegiato di comunicazione; mi consente di trasmettere, per immagini, stati d’animo e pensieri che non riuscirei a dire in altro modo con la medesima efficacia.

Esiste un filo che lega i tuoi studi di architettura con il tuo stile fotografico?
La progettualità soprattutto. Le mie foto sono delle “messe in scena” e non ci sono mai elementi casuali. Anche se mentre scatto capita a volte che si insinui qualcosa di inaspettato, una suggestione diversa da quella che avevo immaginato.
Credo si percepisca la mia formazione anche nella composizione delle foto, nell’armonia e nell’equilibrio delle forme. E poi la luce, che è fondamentale in entrambe le discipline.

 

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LEGGI L’INTERVISTA COMPLETA SUL N. 1/2014 DI RIMLIGHT MODELS & PHOTOGRAPHERS MAGAZINE handright-22