Intervista a Mario Silvestrone
Da cantante a fotografo, poliedrico autodidatta, Mario Silvestrone ha formato il suo gusto estetico viaggiando in Italia e all’estero a stretto contatto con il mondo della moda e dello spettacolo.
Quando hai preso per la prima volta in mano la fotocamera?
Molti sanno che ho un passato da cantante con diverse esperienze televisive su reti Mediaset, ho quindi frequentato molti studi televisivi e set fotografici e ho così cominciato ad appassionarmi al mondo dell’immagine e della comunicazione. Poi, quando la scia televisiva ha cominciato a perdere luce, ho cominciato a lavorare come grafico con il mio primo cliente, la Freudenberg Spa, meglio nota come l’azienda produttrice e distributrice del marchio Vileda. Nel segmento della moda loro hanno diversi prodotti per la confezione e fui ingaggiato per realizzare il primo catalogo internazionale di prodotti a marchio Vilene shirt per la camiceria. Io commissionai le foto dei modelli di camicie a un fotografo di mia conoscenza, ma il risultato non mi piacque. Decisi allora di prendere la palla al balzo e di fare da solo: mi recai in un centro commerciale a comprare la mia prima reflex digitale, una EOS 350D, e improvvisai un piccolo set con fari alogeni e pannelli di polistirolo. Al primo click una sensazione di piacere immenso invase il mio cervello. Modellare la luce con i pannelli e scoprire pian piano gli effetti delle varie combinazioni di otturatore, diaframma e bilanciamento del bianco hanno lasciato un segno indelebile nel mio mondo che fino ad allora non aveva previsto l’utilizzo di una macchina fotografica.
Ci racconti come ti sei formato e come sei diventato un professionista?
Da autodidatta, studiando tutorial su internet. Non ho mai frequentato seminari o fatto corsi con un docente in carne ed ossa. Ho subito aperto la partita iva e ho cominciato a propormi alle aziende, mai gratis ma con tanta umiltà chiedendo loro di credere in me.
Qual è stato il momento più importante della tua carriera finora?
È stato quattro anni fa quando, dopo aver vagato tra piccoli studi e sale a noleggio, ho aperto il mio spazio di produzione fotografica. Uno studio di 350 metri semplicemente fantastico per me e le mie esigenze.
Il tuo lavoro di porta a viaggiare molto anche all’estero…
Si, è vero, con il mio lavoro ho cominciato davvero a viaggiare tanto. In questi ultimi due anni sono stato in molti posti interessanti: Los Angeles, Parigi, Marrakech, Santorini, Dubai. Ma ho purtroppo avuto pochissime opportunità per confrontarmi con le realtà locali poiché i lavori sono stati sempre commissionati dall’Italia. Nei prossimi anni voglio cercare opportunità oltre confine e confrontarmi con il mondo circostante.
A quali maestri ti ispiri maggiormente?
I top che adoro sono Steven Meisel per la sua gestione delle ombre e l’intensità delle sue inquadrature, poi Mario Testino per la sua cultura ed il modo in cui lavora, David Lachapelle per la sua folle creatività e talento ma anche Patrick Demarchelier e Peter Lindbergh per l’intensità che sanno trasmettere attraverso i loro ritratti.
Oltre alla foto di moda, ti dedichi anche alla fotografia sportiva, alla ritrattistica per celebrities, allo still life, alla fotografia commerciale. Quale genere prediligi e perché?
In realtà ancora non lo so. A me piace fotografare qualsiasi cosa, ma se dovessi scegliere cosa scattare domani mattina sceglierei di fotografare un pazzo che attraversa un canyon in slackline oppure un biker che compie un’evoluzione fantastica. Inoltre da poco mi sto dedicando sempre di più alla regia video e ho già firmato diversi lavori in ambito musicale videoclip per cantanti e band emergenti. Un settore che mi piace molto e sta funzionando!
Quali fotocamere e quali obiettivi usi più frequentemente?
Questa non è una domanda adatta a me, seguo poco gli aspetti tecnici. Sento spesso colleghi che discutono di sensibilità, ISO, display, aberrazioni, vignettatura delle lenti, di nuove funzioni, e altri tecnicismi che spesso poco cambiano il nostro modo di fotografare. In studio ho tre scelte poiché ho una Canon 5D Mark IV una Nikon D810 ed un Hasselblad H6 ovviamente con varie ottiche fisse. Il mio mondo è sicuramente fatto da luci perfette e H6 con HC 50mm.
A quali cambiamenti sta andando incontro, secondo te, questo settore di mercato?
Credo che i social media stiano influendo molto nel modo di produrre e fruire delle foto. Le immagini si guardano con attenzione sempre minore, ma allo stesso tempo cresce l’esigenza di creare contenuti molto spesso e che soprattutto catturino l’attenzione degli utenti molto rapidamente. Il video sicuramente sarà la prossima frontiera, forse lo è già. L’evoluzione di una bella immagine statica è una bella immagine in movimento.
Cosa consentirà ai professionisti di differenziarsi realmente rispetto alla competizione crescente?
La qualità che differenzia dalla competizione non risiede solo nel produrre un’immagine nitida, ma in tutto quello che vi ruota attorno. Styling, makeup atmosfera e soprattutto storytelling. Se oggi sei in grado di inviare un messaggio forte e chiaro attraverso una foto allora tutti vorranno pagare per avere i tuoi servizi.
Quale tipologia di lavoro è stato eroso maggiormente dalla competizione derivante dall’abbassamento delle barriere all’entrata?
Sicuramente il settore delle foto per il web è diventato “fai da te”, e look book e foto e-commerce ormai sono un po’ alla portata di tutti. Tuttavia un prodotto professionale e di qualità continua ad avere mercato, in particolare coi produttori sensibili all’importanza del brand e al prestigio delle proprie creazioni, in quanto cercano di essere coerenti in termini di qualità anche con semplici foto da lookbook.
Prossimi progetti in cantiere?
Avrò a breve un bel contratto con una grandissima testimonial di caratura internazionale. Inoltre, sto lavorando a un mio libro di ritratti dedicati ai drammi del mondo moderno. Per quest’ultimo ci vorrà ancora parecchio, ma conto di finirlo entro il 2018.
LEGGI L’INTERVISTA COMPLETA SUL N. 13/2017 DI RIMLIGHT MODELS & PHOTOGRAPHERS MAGAZINE